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IL NOSTRO PROGETTO

 

 Uguale a se stessa si lascia attraversare e trasformare,

 rispondendo al disegno di chi la pensò, rendendosi utile e disponibile a fruttificare, a generare ogni  volta e nuovamente, restando accogliente, dura e capace di fondersi e rimettersi in gioco con chi la sa accogliere, con chi la sceglie,

 con chi osa calpestarla sapendo di farlo, con chi sceglie di esserlo, l’ospite atteso e sognato, in costante silenzioso dialogo.

 In essa, nella terra, sappiamo che vi può essere un tesoro.

 Per essa vorremmo provare a descrivere quanto, di nuovo e in continuità con la storia che ci precede, potremmo essere chiamati a comprendere, desiderare, progettare e realizzare.

 

 

Il filo spezzato

  La nostra società occidentale, considerata avanzata ha raggiunto traguardi impensabili solo cento anni fa: molte malattie sono state debellate, l'età media si è notevolmente allungata, siamo circondati da ogni tipo di comfort eppure quest'epoca è caratterizzata come non mai da sempre maggiori stati depressivi che sono diventati ormai la nuova patologia di massa assieme a stati d’ansia, panico e disturbi alimentari, cause a loro volta di numerose altre patologie degenerative, dal cancro alle malattie cardiocircolatorie o autoimmuni. Tutte queste situazioni sono accomunate da un fattore base che è l’infelicità e l’insoddisfazione legate al fatto che ci siamo allontanati dalle nostre radici e dalla natura. Del resto ormai più nessuno si meraviglia del fatto che i nostri figli, cresciuti nelle grandi città, sempre più istruiti e «svegli», ignorino come sia fatta la pianta della fragola o l’albero del melo, che pensino che il latte sia un prodotto industriale come le merendine, nutrano dubbi sull'origine delle uova e non sappiano classificare frutta e verdura in base alle stagioni. La loro ignoranza è solo frutto di un progressivo sradicamento dalla natura.

 Purtroppo non diamo più valore alle piccole cose, quelle davvero importanti. In passato infatti ogni elemento era considerato sacro, gli individui si sentivano parte integrante di un tutto a cui erano legati da fili sottili e invisibili che come per magia li univano ai misteri del cielo, della terra, dei campi, delle stelle e delle stagioni. Lo stesso cibarsi non era solo introdurre alimenti per far scorta di nutrienti, ma un vero e proprio rito in cui parte del mondo entrava in noi, portando la sua caratteristica energetica. Le feste erano  legate ai cicli solari per cui solstizi ed equinozi celebravano il ritorno e la partenza del sole, della sua luce e del suo calore; modi di dire e proverbi erano espressioni di una sapienza antica tramandata di padre in figlio. Insomma, nessuno si sentiva solo, separato dagli altri e dal resto del mondo; anzi, il Tutto nelle sue varie espressioni ed elementi era lì, dentro a ogni uomo e a ogni donna, riassunto e condensato nella sua anima. E questo cosmo immenso fatto di stagioni, pianeti, terra, acqua, aria, fuoco, animali, vegetali, minerali proteggeva e guidava continuamente l’uomo attraverso segni, sogni, profezie e intuizioni, dandogli la certezza inequivocabile di appartenere all’universo. Ecco, noi abbiamo perso tutto questo. Eppure ogni elemento in noi richiama da vicino questo potente legame: pensiamo solo ai termini utilizzati in anatomia. Noi tutti nasciamo da «foglietti» embrionali e i nostri organi si formano attraverso un processo di «gemmazione»; siamo dotati di importantissime ghiandole, ovvero piccole «ghiande»; abbiamo un corpo costituito da un «tronco» come gli alberi; ci sosteniamo su due «gambe» simili ai gambi dei fiori; diversi organi come cervello, rene e surrene sono dotati di una «corteccia»; dal midollo spinale si dipartono le «radici» nervose; dentro di noi scorre la «linfa» come nelle piante; i nostri muscoli sono costituiti da «fibre», mentre la circolazione sanguigna e l’«albero» respiratorio si dividono appunto in «rami» . Tutto in noi parla il linguaggio della natura.

 Purtroppo però nelle nostre civiltà di apparente benessere abbiamo smarrito quella dimensione magica e invisibile che ci lega al mondo naturale, tutti devoti a una razionalità fatta di calcoli, analisi, metodi empirici che, se da una parte ci hanno consentito di raggiungere importanti scoperte, dall’altra hanno soppiantato quell’aspetto intuitivo e olistico, innato nell’uomo e ancora molto presente nel bambino. Oggi tutto deve essere visibile, logico, prevedibile. I fili magici sono stati tagliati, le radici sono state estirpate, considerate vecchie e sorpassate.  Solo il nuovo ha valore, un nuovo che diventa presto effimero, precario e virtuale, destinato a non lasciare traccia né memoria o insegnamento. Ed è così che ogni individuo si considera libero e completamente indipendente e non responsabile verso tutto ciò che lo circonda. In realtà pero è solo un individuo più solo. L’uomo misura di tutte le cose è ora un uomo solo in mezzo a un deserto. Cosa possiamo fare dunque per salvarci? Basta ritrovare l’invisibile dentro di noi, qui e ora.

 Uno sguardo attorno a noi

Nell’ incrocio delle storie delle comunità parrocchiali di questa bella e dura terra ai piedi del Canto, i desideri e gli umori delle persone si sono incrociati nel guardare la terra. La coltivazione della stessa si è protratta nei secoli, addolcendo i colli e rendendo capace di buoni frutti questa porzione esposta al sole. Frumento, mais, grano, uva, frutta, in dimensioni e capacità diverse, a soddisfare l’uso privato delle tante famiglie o con capacità più grandi nel continuare il presidio del potere nella gestione del coltivo e della mezzadria, hanno reso familiare, e ancora lo è per diversi, l’accostarsi alla terra per lavorarla, non solo per calpestarla, perché dia frutto. Sono ormai pochi coloro che della terra vivono. Pochi coloro che da lei ricevono il reddito per mantenere sé e la propria famiglia. Ancora tanti però sono coloro che hanno vissuto l’infanzia intrisa dei ritmi delle stagioni, dei gusti e dei modi che la terra ha assunto per accompagnarsi a noi. Coloro che, nati negli anni trenta e quaranta, hanno vissuto tutte le trasformazioni che hanno condotto i tre paesi dall’agricoltura diffusa all’industria e ai servizi, in una trasformazione che ha portato al raddoppio delle popolazioni residenti in poco più di sessant’anni, sanno e custodiscono. È così che si mantiene diffusa la capacità di preparare la terra per poterla lavorare perché dia frutto e questo sia raccolto. Altra cosa è far sì che questa generi reddito sufficiente per affrontare la vita che oggi si modula sulle capacità di pluri acquisto di beni e oggetti delle famiglie residenti, che qui trovano ancora la possibilità di posare lo sguardo su vasti campi che segnano il tempo con l’alternarsi dei loro colori. Le aree industriali, infatti, seppur invasive ed estese, lasciano ancora spazio ad immaginare che forse qui, ancora qui, vi potrebbe essere la possibilità di vivere di quel che si produce. Anche in questo piccolo contesto territoriale alcuni giovani, stimolati da adulti e anziani, supportati dal personale interesse per la trasformazione, per la cura e la ricerca di nuove possibilità di vita, intuiscono la bellezza e l’originalità (che sta nel primo pensiero) del rapporto tra l’uomo e la terra e non escludono che in essa possano generarsi possibilità alternative di vita. 

 Le terre vicine chiamano le terre lontane, o forse viceversa, sta di fatto che le stesse dimensioni già possono viversi in situazioni completamente diverse, e così simili, grazie alla presenza di un pezzo di terra, negli Abruzzi lontani, con annessa un casolare, con la coltivazione di ulivi per un olio gentile. In questo movimento si vuole provare a ridare il senso, il gusto, il gioco del vivere.

 Gli spazi qui si arricchiscono, come sempre d’altronde, di coloro che abitano e vivono, dalle comunità. Il tempo è quello che ci sarà donato, immenso e così poco, come sempre.

 Che relazione c’è tra la terra e la vita delle Parrocchie?

 

 DAL LIBRO DELLA GENESI

 

In principio Dio creò il cielo e la terra…

 Dio creò l'uomo a sua immagine;

a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.

Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi,

riempite la terra; Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.

 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde».

 E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.

 Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere.

 Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.

Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male.

Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino. Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.

In principio Dio creò il cielo e la terra…

la terra rimanda all'Altro (esperienza di Dio)

Non c’è incontro con la terra e il creato che non rimandi all'origine di tutto, che è Dio Padre. 

Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona… piantò un giardino in Eden la terra e il creato sono un’opera d'arte  (la contemplazione )

Nella terra e nel creato l'uomo ritrova il suo essere creatura e il proprio essere. Quando si accosta ad essa l'uomo è chiamato ad ammirarla, a gustarla, a contemplarla sentendosi in armonia con essa perché lo stare bene ha in sé , la terra. Anche in quella di questo nostro triangolo ci sono tutte le potenzialità e le possibilità per fare stare bene l’uomo e la sua famiglia, nel costruire e nell’abitare la comunità. Laddove sarà bella, curata, di un ordine suo naturale, umanizzata e rispettata.

riempite la terra; Ecco, io vi do..

la terra è comunità (la vita comunitaria)

È come se fosse parte del nome, come se ne significasse e ne agevolasse la comprensione: la terra è della comunità e non vi è comunità se non in essa. Al di là di ogni singola azione, di ogni intervento o progetto, la terra ha da leggersi e da essere compresa comunitariamente, andando oltre le vicende e le persone che la abitano temporaneamente Se la terra appartiene alla comunità, essa è il luogo dove poter coltivare buone relazioni, sviluppare il senso della solidarietà di chi fa più fatica, proporre interventi  educativi per le nuove generazioni e progetti di inclusione sociale

Le dimensioni della comunità sono densamente ricomprendibili negli sguardi che a essa vengono dedicati. Le parole e i significati che la terra custodisce vengono continuamente attraversati e tramandati nei contesti più diversi: nelle case, nelle scuole, nei contesti informali, nei luoghi di lavoro, nelle predicazioni, nei percorsi che caratterizzano l’iniziazione cristiana.

Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse

la terra e il creato sono un dono e un compito  (la testimonianza della carità).

Riscoprire che la terra e il creato sono un dono che ci precede e che siamo chiamati ad accogliere prendendocene cura senza spadroneggiare su essa attraverso il lavoro e il rispetto perché la terra ha da essere conosciuta, avvicinata con garbo e costanza, e la vita in essa possa generarsi laddove chiamata, custodita, cresciuta, attesa. La conoscenza è fatta di studio e di esperienza, di saperi diversi che sanno dialogare, di consigli e obblighi, di errori e successi. Vi è una conoscenza diffusa e una che solo qui può essere prodotta e compresa, capace di tradurre le nozioni e le storie in nuove possibilità, sapendo che in esse si alimenta la comunità, cogliendo che nel dialogo dei saperi, delle parole e dei fatti, si rendono possibili i progetti.

Il lavoro della terra ha da essere visto, capito, gustato. Così, non altro. E non per fare, e non per dire. Il bello e il buono, il giusto, perché c’è stato lavoro, perché c’è stato pensiero e le mani han saputo farlo. E laddove non lo sarà, rispondendo ad un sole malato, una pioggia insistente, un caldo insolito, una terra povera, una malattia imprevista, si chinerà il capo. Ma laddove non sarà stato sufficiente lo sforzo e l’aratro, il seme e il frantoio, laddove dovranno essere fatti sforzi maggiori tutti insieme si faranno perché il frutto sia buono, sia bello, sia giusto. In una continua formazione, in una continua trasformazione che sappia rispettare la terra e rigiocare il nostro rapporto con essa. 

...proviamo a sognare

Partendo da questo presupposto di base non vogliamo far altro che provare a camminare insieme dando segno di  una Comunità cristiana impegnata a promuovere:

-la salvaguardia del creato;

-la ricostruzione di legami di comunità e di solidarietà intorno al lavoro della terra a partire dalla condivisione del lavoro, l’impiego di terreni ad oggi non o sotto utilizzati;

-stili di vita sostenibili;

-un  rafforzamento dei meccanismi di  scambio e di riuso;

 -una valorizzazione del territorio, recuperando produzioni territoriali e tipiche.

Accanto alla tradizionale e naturale coltivazioni ereditata dalla nostra tradizione vorremmo affiancare uno stile di lavoro che trova risposta nella PERMACULTURA, metodologia per la creazione di sistemi umani sostenibili, efficienti, i cui principi sono:

-La cura della terra

-La cura delle persone

-L’equa distribuzione dei beni

 

La permacultura parte dal principio che la natura è di per sé un ecosistema efficiente: i suoi modelli di funzionamento, la sua tendenza all’ equilibrio, le interazioni fra tutti i suoi elementi, rappresentano esempi da riprodurre.

 L’atteggiamento dell’uomo nei confronti dell’ambiente naturale è stato quello della modifica forzata, dell’alterazione, della rottura di equilibrio, dello sfruttamento.. azione che ha determinato spesso gravi danni, cui l’uomo ha tentato di porre rimedio spesso con ulteriori dosi di “aggressività” (pensiamo ai prodotti chimici sempre più tossici e alle modificazioni genetiche).

La permacultura cambia completamente approccio, si fonda sull’ osservazione della natura, sul rispetto dei suoi ritmi, sulla scoperta delle sinergie vantaggiose fra tutti i suoi elementi, e, con una efficace azione progettuale, valorizza tutte le sue potenzialità. Tratti caratteristici della permacultura sono quindi il non utilizzo di prodotti chimici, la riscoperta delle produzioni locali, lo studio della sinergia fra le piante, un utilizzo razionale delle risorse idriche, la valorizzazione delle energie pulite, l’impiego di materiali naturali in edilizia.

Un altro elemento centrale e paradigmatico della permacultura consiste nella valorizzazione della BIO DIVERSITA’, quale principio ispiratore e guida, nonché modello naturale cui ispirare le relazioni fra le persone che si accettano e si aiutano proprio in virtù della loro diversità.

La biodiversità consente a un ambiente naturale di prosperare, attraverso i legami positivi che s’instaurano fra le diverse specie, rappresentando un vero e proprio paradigma di riferimento per la costruzione delle nostre società umane.

La biodiversità naturale diventa così un modello per una biodiversità sociale, in cui ogni elemento svolge molteplici funzioni, in cui ciascuno, proprio per la sua unicità, svolge una funzione unica e indispensabile all ’equilibrio del sistema.

Un altro aspetto importante nella metodologia di progettazione in permacultura consiste nella valorizzazione delle risorse esistenti. Sono molte le cose che si possono fare senza consumare o acquistare nuovi prodotti, ma semplicemente riciclando materiale inutilizzato, reinventando usi di oggetti, favorendo lo scambio e il baratto, al fine di evitare di ridurre a rifiuto ciò che per altri puo’ diventare una risorsa.

 

AZIONI nello specifico

Puntando a sperimentare questa metodologia progettuale le prime azioni che il progetto metterà in campo sono:

-informazione e formazione

-Organizzare percorsi formativi/serate  sui temi della terra

-la Terra: un dono da riscoprire, per la relazione autentica con Dio e col l’altro.

-L’etica ambientale: una nuova visione del mondo

-L’agricoltura: ritorno alla Terra è ritorno all’uomo.

-La permacultura: un nuovo paradigma

-Nuovi stili di vita per la comunità: esperienze e progetti

-La sana alimentazione

-Altro…...

 

Avvio di un percorso laboratoriale di pro- gettazione partecipata in permacultura per un gruppo di persone interessate.

Si tratta di attivare, con l’aiuto di un esperto in permacultura, un laboratorio progettuale che punti all’apprendimento delle tecniche di progettazione della permacultura, al fine di affrontare il percorso con gli strumenti necessari. Non avrebbe senso puntare ad una realizzazione immediata di interventi senza prima padroneggiare le tecniche di progettazione che potrebbero essere poi replicabili in altre situazioni e contesti.

 

Attività pratiche

Le attività proposte verranno prese in considerazione a piccoli passi, uno alla volta. Forse alcune rimarranno  solo nei sogni, oppure lasceranno spazio ad altre: ciò che conta è che le persone coinvolte possano sentirsi protagoniste di un percorso condiviso. 

Attualmente abbiamo individuato

 

LAVORARE LA TERRA

Individuare spazi, nelle nostre comunità, non utilizzati e dove c’è una disponibilità di poterli coltivare.

In questi spazi si potrebbero attivare coltivazioni, proseguire il loro uso già in atto,  avviare l’esperienza di un orto giardino realizzato secondo i principi della permacultura, creare  percorsi sensoriali, realizzare attività laboratoriali per la catechesi, per adolescenti...etc

Da valutare la possibilità di creare opportunità di lavoro per soggetti del paese in difficoltà economica o persone con disabilità

 

UN LUOGO D’INCONTRO

Individuazione di un luogo di incontro e scambio sulle questioni e della terra e dove poter anche prevedere uno spazio di vendita dei prodotti naturali e biologici nostrani e non,  in collaborazione anche con altre realtà. Inoltre può essere luogo di laboratori e momenti informali di incontro...si potrebbe anche realizzare un edificio con materiali totalmente naturali (legno, paglia e intonaci in argilla e calce). Anche in questo caso l’elemento più importante è la progettazione e la realizzazione condivisa dell’edificio, fatto salvo il rispetto delle normative edilizie.

 

L’AGGREGAZIONE ATTORNO ALLA TERRA

Proporre momenti di festa e riflessione sulla terra legati al grazie e alle stagioni ed escursioni, gite, campi lavoro a carattere naturalistico spirituale

 

NON DA SOLI

Intorno al progetto si intende riunire la comunità civile, le associazioni, le parrocchie, la scuola ed altre realtà perché, ciascuna dal suo punto di vista, possa valorizzare l’esperienza per la costruzione di legami di solidarietà fra le persone e promuovere meccanismi di inclusione sociale e di integrazione...si prevede di sostenere progetti di cooperazione con realtà povere.

Tutto ciò richiede una condivisione di orizzonti che si codifichino in scelte e investimenti, in disegni e previsioni, in azioni e studi di fattibilità, in gestione delle risorse, in accompagnamenti alle scelte che generino quei pochi ma decisivi cambiamenti che rendano ancor più bella la terra di Mapello, Ambivere e Valtrighe per coloro che la abitano e per coloro che potrebbero desiderare di poterla vedere, sentire, gustare

 

….per cominciare  servono:

-persone che credano al progetto e ci lavorino,

-persone che ci offrano le loro braccia

-la pazienza e la saggezza di fare i passi in base alle forze che si hanno